UN WATER D'ORO RUBATO DA UN PALAZZO REALE: IL FURTO PIù ASSURDO DELLA STORIA CONTEMPORANEA
Un colpo rapidissimo al Blenheim Palace, quasi 100 chili d’oro, milioni di sterline e un’opera d’arte provocatoria che, dopo il furto, è diventata una leggenda contemporanea.
CRONACA NERA


Nel mondo dell’arte contemporanea non mancano provocazioni, scandali e opere capaci di dividere il pubblico. Tuttavia, poche vicende hanno saputo attirare l’attenzione globale come il furto del celebre water d’oro di Maurizio Cattelan, un episodio che continua a incuriosire lettori, appassionati d’arte e amanti delle storie fuori dal comune. Ma poche storie riescono a essere allo stesso tempo surreali, ironiche e perfettamente simboliche come il furto del gabinetto d’oro di Maurizio Cattelan. Un colpo durato pochi minuti, un oggetto tanto prezioso quanto imbarazzante e un mistero che, a distanza di anni, resta ancora irrisolto.
Era la notte tra il 13 e il 14 settembre 2019 quando, al Blenheim Palace in Inghilterra – storica residenza e luogo di nascita di Winston Churchill – un gruppo di ladri mise a segno uno dei furti più assurdi della storia dell’arte. L’obiettivo non era un quadro rinascimentale né una scultura antica, ma un water perfettamente funzionante, realizzato interamente in oro massiccio a 18 carati.
L’opera si chiamava “America” ed era stata ideata dall’artista italiano Maurizio Cattelan, noto per il suo umorismo corrosivo e per la capacità di trasformare l’arte in una critica diretta alla società contemporanea.
Un’opera provocatoria… e utilizzabile
“America” non era un semplice oggetto da ammirare a distanza. Al contrario, era stata installata come un vero bagno, accessibile al pubblico. I visitatori potevano entrare, chiudere la porta e usare il gabinetto d’oro come qualsiasi altro water. Un’esperienza volutamente paradossale: un gesto quotidiano, intimo e banale compiuto su un oggetto di lusso estremo.
L’opera era nata nel 2016 ed era stata esposta per la prima volta al Guggenheim Museum di New York, dove aveva attirato migliaia di visitatori e un’enorme attenzione mediatica. Il messaggio era chiaro: una satira sul consumismo, sulle disuguaglianze sociali e sull’ossessione per la ricchezza. In altre parole, un commento ironico sull’“American Dream”, trasformato in qualcosa di tanto brillante quanto scomodo.
Quando il water arrivò al Blenheim Palace, come parte di una mostra dedicata a Cattelan, nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe diventato il bersaglio di un colpo degno di un film.
Il furto lampo
Secondo le ricostruzioni, i ladri agirono con una precisione impressionante. In appena cinque minuti riuscirono a entrare nel palazzo, raggiungere il bagno in cui era installata l’opera, scollegare il water dall’impianto idraulico e caricarlo su un furgone. Il distacco improvviso provocò un serio allagamento, danneggiando parte dell’edificio storico.
Il gabinetto pesava quasi 100 chilogrammi e aveva un valore stimato di circa 4,75 milioni di sterline. Trasportarlo non era semplice, ma evidentemente il gruppo era ben organizzato e sapeva esattamente cosa fare. Quando la polizia arrivò sul posto, del water d’oro non c’era più traccia.
Un’indagine senza lieto fine
Le indagini portarono all’arresto di alcuni sospettati negli anni successivi, ma l’opera non fu mai recuperata. Gli investigatori avanzarono presto un’ipotesi tanto triste quanto realistica: il water sarebbe stato smontato, fuso e venduto come oro grezzo.
Dal punto di vista criminale, aveva senso. Un oggetto così famoso sarebbe stato impossibile da piazzare sul mercato nero dell’arte senza attirare l’attenzione. Fonderlo, invece, avrebbe permesso di cancellarne l’identità e trasformarlo in semplice metallo prezioso.
Se così fosse, “America” avrebbe avuto una fine beffarda: distrutta proprio da quella logica di profitto che l’opera stessa intendeva criticare.
L’ironia perfetta di Cattelan
Maurizio Cattelan non è nuovo a opere capaci di far discutere. Dal papa colpito da un meteorite alla banana attaccata al muro con il nastro adesivo, il suo lavoro gioca spesso sul confine tra arte, provocazione e paradosso.
Il furto del water d’oro sembra quasi una performance involontaria, una sorta di estensione dell’opera stessa. Un gesto criminale che, paradossalmente, ne rafforza il messaggio. L’oro, simbolo universale di ricchezza e potere, viene ridotto a merce da rivendere. L’arte, pensata per far riflettere, scompare lasciando solo il valore materiale.
Molti critici hanno sottolineato come il furto abbia trasformato “America” in qualcosa di ancora più potente. Non più solo un oggetto da usare o da guardare, ma una storia, un mito contemporaneo, un racconto che continua a circolare anche senza l’opera fisicamente presente.
Una storia che sembra inventata
A rendere questo episodio così affascinante è il suo carattere quasi incredibile. Un water d’oro rubato da un palazzo storico, un furto lampo, un allagamento, milioni di sterline svanite nel nulla. Tutti elementi che sembrano usciti dalla trama di un romanzo o di una commedia grottesca.
Eppure, è tutto vero.
Il furto del gabinetto d’oro di Cattelan resta uno degli episodi più emblematici dell’arte contemporanea: una dimostrazione di come, a volte, la realtà riesca a superare l’immaginazione. Un’opera nata per far sorridere e riflettere che, nel modo più assurdo possibile, ha finito per entrare nella storia.
Forse “America” non tornerà mai più. Ma il suo valore simbolico, amplificato dal furto e dalla sua scomparsa, è oggi persino maggiore di quando l’opera era fisicamente presente. Una dimostrazione perfetta di come, nell’arte contemporanea, la storia che circonda un’opera possa diventare parte integrante – e potentissima – dell’opera stessa. Ma la sua storia, proprio come l’idea che rappresentava, è destinata a restare.
